Depressione male del secolo e disabili più a rischio?

Più grave è la disabilità, più risulta compromesso l'adattamento sociale.
Entro il 2020, i disturbi dell’umore diventeranno la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari. Il campanello d’allarme, lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), preoccupa non poco il mondo della disabilità dove i disturbi della sfera mentale hanno un’incidenza sino a sette volte superiore rispetto alla popolazione normodotata.
I numeri diffusi parlano chiaro: negli ultimi 4 anni si è assistito ad una crescita del 60% di questi casi.
I numeri diffusi parlano chiaro: negli ultimi 4 anni si è assistito ad una crescita del 60% di questi casi.
A tal proposito, la letteratura rileva che i comportamenti gravemente disadattivi possono assumere le forme più disparate, anche se ne esistono di tipiche e ricorrenti. In particolare, la natura dei disturbi emotivi e comportamentali è correlata spesso alla gravità della disabilità intellettiva. Nelle forme lievi e medie prevalgono i disturbi della condotta, disturbi dell’umore soprattutto di tipo depressivo spesso associati a manifestazioni di ansia, disturbi ossessivo-compulsivi e deficit dell’attenzione.
Nelle forme di disabilità intellettiva grave prevalgono invece i disturbi comportamentali di tipo autistico, condotte aggressive e di controllo degli impulsi.
In pazienti con diverse patologie anche senza ritardo mentale, può essere presente una deficienza del controllo degli impulsi ed una labilità emotiva che si accompagnano spesso ad atti auto lesionistici ed aggressivi. In generale, tutti questi disturbi sono correlati a specifici fattori di rischio quali, ad esempio, la presenza di un disturbo neurologico o, soprattutto, la carenza di accudimento e/o atteggiamenti inadeguati in ambito familiare e sociale.
Nelle forme di disabilità intellettiva grave prevalgono invece i disturbi comportamentali di tipo autistico, condotte aggressive e di controllo degli impulsi.
In pazienti con diverse patologie anche senza ritardo mentale, può essere presente una deficienza del controllo degli impulsi ed una labilità emotiva che si accompagnano spesso ad atti auto lesionistici ed aggressivi. In generale, tutti questi disturbi sono correlati a specifici fattori di rischio quali, ad esempio, la presenza di un disturbo neurologico o, soprattutto, la carenza di accudimento e/o atteggiamenti inadeguati in ambito familiare e sociale.
Ancora più grave risulta essere la reazione delle persone con disabilità multiple, le quali presentano una bassa soglia alle frustrazioni, in particolar modo quando sono esposte a difficoltà e a delusioni che provengono dal mondo esterno. Il vissuto di frustrazione può portare ad una tonalità d'umore di fondo caratterizzata da irritabilità, negatività, con inevitabili ricadute sul comportamento.
Situazione quest’ultima che può rendere il soggetto non collaborante e poco reattivo ai tentativi di rieducazione e di socializzazione.
L'adattamento sociale, infatti, è quasi sempre compromesso in particolare nelle forme più gravi di disabilità. Spesso l'unica modalità con la quale queste persone riescono a dimostrare la propria protesta è quella di compiere atti aggressivi, che agli occhi degli altri risultano il più delle volte inspiegabili e sproporzionati.
Nelle persone con disabilità la comunicazione dei propri bisogni, sentimenti, richieste, risulta difficoltosa per l’inadeguatezza o la compromissione dei mezzi e delle funzioni.
E il comportamento spesso assolve a questo compito. Per la persona che non possiede o non ha imparato ad usare modalità evolute per esprimersi, il modo di agire, anche nelle forme più strane o pericolose, rappresenta una forma primitiva di comunicazione.
Situazione quest’ultima che può rendere il soggetto non collaborante e poco reattivo ai tentativi di rieducazione e di socializzazione.
L'adattamento sociale, infatti, è quasi sempre compromesso in particolare nelle forme più gravi di disabilità. Spesso l'unica modalità con la quale queste persone riescono a dimostrare la propria protesta è quella di compiere atti aggressivi, che agli occhi degli altri risultano il più delle volte inspiegabili e sproporzionati.
Nelle persone con disabilità la comunicazione dei propri bisogni, sentimenti, richieste, risulta difficoltosa per l’inadeguatezza o la compromissione dei mezzi e delle funzioni.
E il comportamento spesso assolve a questo compito. Per la persona che non possiede o non ha imparato ad usare modalità evolute per esprimersi, il modo di agire, anche nelle forme più strane o pericolose, rappresenta una forma primitiva di comunicazione.